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Constantin Brâncuși e l’Europa League

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Quando la squadra di calcio Pandurii Târgu Jiu ha giocato nel 2014 contro la Fiorentina, in Europa League, i miei amici italiani avevano difficoltà a pronunciare il nome della città, Târgu Jiu, di cui non sapevano assolutamente nulla. Erano però incuriositi da questa “Cenerentola” del calcio, da questa squadra sconosciuta dal nome misterioso. Sarà anche impronunciabile, mi veniva da dire, ma la città è conosciuta al mondo intero come quella del grande artista,  Constantin Brâncuși, considerato il padre della scultura moderna. Lo ammetto, per me non è sempre facile sentirsi chiedere: “ma chi è Brâncuși?” o, nei casi più felici, “ma non era francese?”.  Non è una sorta di orgoglio nazionale che mi spinge a rivendicare la sua identità, ma è piuttosto il rispetto per un’artista che mi ha sempre affascinato, una figura leggendaria che, nel 1904,  a 28 anni, attraversa l’Europa a piedi, per raggiungere Parigi, impiegando ben due mesi, per rifiutarsi poi di lavorare come praticante nello studio di Auguste Rodin – che ammirava follemente – pronunciando le famose parole: “All’ombra dei grandi alberi non cresce niente“.
brancusiLo stesso artista che una volta affermato, riceve spesso nel suo studio-abitazione di Parigi i grandi personaggi dell’avanguardia artistica parigina, Pablo Picasso, Ezra Pound, Guillaume Apollinaire, Fernand Leger, Amedeo Modigliani, Marcel Duchamp… senza frequentare gli eventi mondani e continuando la vita umile, solitaria e silenziosa, da asceta-contadino.  “Brâncuși era un ometto meraviglioso, con la barba bianca, gli occhi scuri e penetranti, qualcosa a metà fra un contadino astuto e una vera divinità“,  con queste parole lo descrive  la famosa collezionista Peggy Guggenheim, nella sua biografia.

Tutto, nella vita di Brâncuși, come nelle sue opere, è affascinante. Forse per quella particolare atmosfera eterea, semplice, essenziale, che attraversa la sua vita e la sua arte. Molti lo considerano tra gli ideatori dell’arte moderna, il primo a riuscire dove sembrava impossibile: scolpire nel marmo l’idea, il concetto, il movimento, il volo. L’artista stesso sostiene che nelle sue opere “non crea uccelli, ma i voli“.

bird in space
Bird in space

Proprio “per colpa” di una di queste opere, tra le più famose, Bird in Space (Pasărea măiastră), Brâncuși divenne famoso in tutto il mondo come protagonista di una vicenda, definita il Caso Brâncuși. In sostanza, nell’ottobre del 1926, Brâncuşi, decide di esporre negli Stati Uniti la sua scultura,  Bird in Space, dalle forme molto stilizzate. L’artista sbarca a New York accompagnato dall’amico Marcel Duchamp, diretto alla galleria d’avanguardia Brummer. Un funzionario della Dogana apre la cassa e scopre, tra le altre cose, un oggetto di bronzo lucido su una base di metallo. Non riuscendoci a vederci l’essenza del volo intesa dall’artista, il funzionario classificò l’oggetto come “Kitchen Utensils”, utensili da cucina destinati al commercio, rifiutando di concedere l’esenzione fiscale prevista per le opere d’arte. Brâncuşi si vede quindi costretto a pagare 240 dollari di tasse per far entrare la scultura sul suolo americano. Ne nacque una vicenda giudiziaria che si concluse due anni dopo con una sentenza che riconobbe la bellezza dell’opera e la validità dell’autore. Chissà che faccia farebbe quel funzionario se sapesse che quegli utensili sono attualmente valutati ben 27,5 milioni di dollari!

Constantin Brâncuși è nato nel 19 febbraio del 1876, a Hobița,  un villaggio a 20 km di Târgu Jiu. Dopo aver finito gli studi nella Scuola di Belle-Arti di Bucarest, nel 1903,  riceve l’ordine di eseguire il busto del generale dott. Carol Davila, busto attualmente installato nel cortile dell’Ospedale Militare di Bucarest. Così, Brâncuși avrebbe potuto pagare il biglietto per Parigi, il suo sogno. All’inizio dell’opera, ricevette la metà dei soldi, il saldo l’avrebbe dovuto riscuotere alla fine. Ma quando fu presentata al consiglio, l’accoglienza fu insoddisfacente. Arrabbiato per l’incapacità di comprendere la sua opera, Brâncuși, di indole libera e estremamente ambiziosa, lascia la sala di riunioni, sorprendendo tutti, rinunciando alla seconda metà del denaro.
A Parigi ci arriverà o stesso… a piedi.  La città che gli sembrava irraggiungibile, in tutti i sensi, diventerà in breve la sua casa, e lo ospiterà fino alla fine dei suoi giorni. 

Per una decina di anni lavora facendosi un nome nel campo della scultura, trasferendosi in Rue de Montparnasse, che diviene una sorta di “monastero dell’arte”. Brâncuși costruisce tutto da solo, ogni mobile, persino la stufa,  proseguendo la tradizione dei contadini rumeni che edificavano la casa col sudore della fronte. Non a caso, gli amici lo trovano spesso a lavorare la pietra con i suoi vestiti da contadino. Col tempo diventa famoso, osannato. Le sue opere attirano l’interesse del mondo intero. Non accetta di fare parte di nessuna corrente, di nessun circolo, di nessun gruppo.  Nel suo atelier lavorano come assistenti Amedeo Modigliani e Isamu Noguchi. 

porta
Porta del Bacio

Al culmine della sua carriera, decide di ritornare in Romania e realizza il Gruppo Monumentale “Calea Eroilor”, a Târgu Jiu, nel Parco della città. L’artista aveva sempre desiderato di “fare qualcosa per il suo paese”, ed accettò dunque volentieri la proposta da parte della Lega Nazionale delle Donne. A partire dal 1938, quando fu inaugurato il Complesso Monumentale, della città di Târgu Jiu si parlerà in tutto il mondo. Considerata una delle più importanti opere di scultura all’aperto è stata definita dall’artista inglese William Tucker, come “l’unica scultura dei tempi moderni che può essere paragonata ai grandi monumenti d’Egitto, della Grecia o del Rinascimento.” Il Gruppo Monumentale la “Viale degli Eroi” (Ansamblul Monumental Calea Eroilor) può essere ammirato, gratuitamente, nel Parco Centrale della città.  Le tre grandi sculture che formano questo complesso monumentale sono: Tavola del Silenzio, Porta dei Baci e Colonna dell’infinito. Il complesso è stato concepito come un omaggio agli eroi caduti nella prima guerra mondiale. All’inaugurazione, a chi gli chiedeva il motivo per il quale aveva scelto un parco pubblico per erigere le sue sculture, Brâncuși rispondeva: “Vorrei che le mie opere fossero erette nei parchi e giardini pubblici, affinché i bambini possano giocare su di esse, come giocassero sopra le pietre e i monumenti nati dalla terra; che nessuno sapesse cosa rappresentano e da chi sono fatte – ma che tutti sentissero il bisogno e l’amicizia di esse, come fosse qualcosa che fa parte dall’anima della Natura“.

Il complesso di Targu Jiu si sviluppa lungo un viale che parte dalla riva del fiume Jiu, dove si trova il Tavolo del Silenzio, formato da un tavolo e di 12 sedie,  definito dallo stesso artista come un’espressione dell’ Ultima Cena, fino a raggiungere l’estremo opposto del parco dove, in prossimità dell’entrata principale, si trova la Porta del Bacio,  “…una cosa che ci rammenti non una sola coppia, ma tutte le coppie di persone che si sono amate e sono esistite sulla terra…

Tavolo del Silenzio
Tavolo del Silenzio

Circa due chilometri oltre, sempre sullo stesso asse si trova un grande prato con sentieri tracciati, bassi cespugli e panchine, in cui si erge la Colonna dell’infinito, rappresentazione di quella tendenza all’infinito tipica dello sculture.  La Colonna dell’infinito, alta oltre trenta metri è un’opera che non ha centro, inizio e fine, ha una struttura modulare in metallo che riprende le antiche forme dei pilastri che sorreggono le case tradizionali della regione. La struttura comprende 17 elemente clessidra, dei tronchi di piramide, vuoti all’interno. “Vai e abbracciala, raccomandava lo scultore.  Poi, alza gli occhi e guarda: penetrerai nel profondo del cielo“. Per Brâncuși, la Colonna dell’infinito è la “negazione del labirinto“. 

Il World Monuments Fund di New York l’ha inserita nella lista dei cento capolavori più importanti del pianeta: “una sintesi di elementi eterei e fisici, dove cielo e terra si toccano per poi tendere verso l’infinito”.

L'Atelier di Parigi
L’Atelier di Parigi

Constantin Brâncuși muore a Parigi, nel 1957, ricco e famoso, curato, nell’ultimo periodo della sua vita, da due rifugiati rumeni, che diventeranno i suoi eredi. Il suo atelier e i suoi lavori (circa 200 sculture) sono entrati nel patrimonio del Museo d’Arte Moderna di Parigi.  Era un laboratorio vero, sporco di gesso e pietra, un posto disordinato e caotico, pieno di appunti sparsi su fogli e quaderni, di attrezzi e calchi, di forme abbozzate, dal quale Brancusi fa
ticava ad allontanarsi, tanto che negli ultimi anni della sua vita preferiva che le sue sculture venissero viste lì.  Poco prima di morire donò tutto, attrezzi e taccuini compresi, allo stato francese, a condizione che lo studio non venisse scomposto. Come spesso accade, questa volontà fu disattesa poco dopo la sua morte, visto che le costruzioni della strada vennero demolite, e lo studio ricomposto, provvisoriamente, non molto lontano dalla sede attuale. Nel 1997, l’architetto italiano Renzo Piano ha ricostruito fedelmente l’atelier di Brâncuși, nella Piazza Georges Pompidou, nelle vicinanze del famoso Centro Pompidou di Parigi. 

Nel 2001, a 135 anni dalla nascita di Constantin Brâncuși, Google gli ha reso omaggio con un logo che rappresenta la scritta “Google” con le più famose opere dell’artista, al posto delle lettere. Un altro modo di conoscere e scoprire uno scultore, non molto conosciuto ai più, perché le sue opere, come spesso accade, sono più celebri della sua stessa persona.

google

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