Morto che ride!
Lo sapete che l’unico cimitero allegro del mondo ha sede proprio nella rigida e ortodossa Romania? Tombe e lapidi addobbate a festa, colori sgargianti ed epitaffi umoristici su piccoli e grandi episodi della vita e della morte….
Un amico mi ha chiesto recentemente di spiegare come mai l’ortodossismo, religione così rigida (ndr solo per gli italiani in verità… per noi rumeni un atteggiamento “ortodosso” è definito paradossalmente “cattolico”!), tolleri l’esistenza di un Cimitero Allegro – Cimitirul Vesel – come questo di Săpânța, nella regione di Maramureș, al nord della Romania. Bella e complicata domanda!
Unico cimitero del suo genere, patrimonio Unesco, riflette in realtà la concezione che avevano sulla morte gli antichi daci, che credevano nell’immortalità dell’anima e nel passaggio ad una vita migliore, dove li aspettava il loro dio, Zamolxes. Il mio amico mi è sembrato perplesso, in fondo anche altre religioni hanno il loro dio che li aspetta e l’anima immortale… e allora forse è meglio spiegare che interpretazione hanno dato i rumeni alla morte e alla “vita” dopo la morte, un mix di paganesimo dacico innestato nel sacro ortodossismo. Solo per fare qualche esempio, ancora oggi, quando muore un uomo, gli amici lo vegliano per tre notti e tre giorni, non lo lasciano mai solo, nella convinzione che se verrà lasciato anche per un solo istante l’anima andrà nell’oltretomba più triste. Si danno il cambio incessantemente, mangiano, bevono, giocano a carte in presenza del defunto, raccontano storie divertenti su di lui, ognuno a suo modo, allegramente. Alla fine della veglia, la bara aperta viene trasportata fino alla chiesa dove, dopo la celebrazione della messa e la benedizione del popă, viene finalmente chiusa e condotta al luogo della sepoltura. Dopo le operazioni di interramento i presenti condividono cibo e bevande in un ultimo corale saluto.
Altro esempio significativo è la celebrazione del 1 novembre, giorno dei defunti. I cimiteri si popolano dalla prima mattina, e per tutto il giorno, di allegria. Amici, parenti, bambini usano soggiornare tra le tombe in attesa di visite e visitando a loro volta altri defunti. Le tombe stesse si animano, diventano all’occorrenza tavole da pranzo, banconi di un bar, tutto il cimitero diventa luogo di un’allegra festa conviviale in cui l’elemento predominante è incredibilmente la Vita. Infine sconfinate luminarie animano la notte fino all’alba successiva.
Con una simile visione sulla morte, si dovrebbe cominciare a comprendere meglio il perché dell’esistenza di un Cimitero allegro, un luogo in cui si ride in faccia morte, la si esorcizza, dove i defunti si raccontano in prima persona con umorismo, barzellette, frasi divertenti. Autoironia che comincia spesso ben prima della morte stessa, quando l’aspirante defunto progetta, scommettendo a volte sulla propria fine, il proprio epitaffio, i colori, il soggetto, il testo in rima baciata, incaricando della realizzazione un artista locale.
Eccone qualche testimonianza:
“Io riposo quì e mi chiamo Braieu Toader/Finché ero vivo molte cose mi piacevano/ Bere, mangiar bene e andare molto a donne/Ho amato la vita finché ho potuto baciare”.
“La grappa è veleno puro/Che porta pianto e tormento/Anche a me li ha portati/La morte mi ha messo sotto i piedi/Chi ama la grappa/Come me finirà/Perché io la grappa ho amato /E con lei in mano sono morto”.
Nel Cimitirul Vesel – un vero cimitero di campagna, diventato museo all’aria aperta – ci sono oltre 800 tombe, realizzate, per la maggior parte, dall’ideatore di questo strano camposanto, uno scultore locale, Stan Ioan Pătraș, che decise di incidere le tombe del cimitero e realizzò, nel 1935, la prima croce in legno “dipinta di blu”. Il colore, riconosciuto adesso come albastru de Săpânța (azzurro di Săpânța), è stato scelto perché, nel simbolismo locale, rappresenta la speranza e la libertà. Le vignette sono disegnate in stile naif, con colori sgargianti, giallo, rosso, verde, e sintetizzano insieme al testo la vita del defunto, i suoi hobby, i suoi vizi e qualche volta anche la causa della morte.
“Il mio destino fu di morire sposa promessa/Sono morta a causa di un motore/Vicino al villaggio di Sarasau/Un guidatore crudele mi ha lasciato al suolo.”
Uno degli epitaffi più “apprezzati” è quello della suocera:
“Sotto questa croce pesante/ Giace la mia povera suocera/Se viveva ancora tre giorni/C’ero io sotto e lei leggeva/Voi che passate di qua/Provate a non svegliarla/Perché se ritorna a casa/Mi sgrida di nuovo/Ma io farò in modo/ Che non torni più./Resta qua, cara mia suocera”.
Una passeggiata tra le tombe del Cimitero allegro, molto curato e sempre pieno di fiori, vi darà l’immagine di un popolo che ha trasformato in arte il suo modo di esorcizzare la morte. Lasciano perplessi tutta questa esplosione di colori, le immagini naif che accompagnano gli epitaffi umoristici, tutto ciò che non ci si aspetta di ritrovare in un luogo di sepoltura. Nell’atelier del nuovo scultore popolare che realizza le croci, Dumitru Pop, troverete croci “prenotate” non solo per gli abitanti del paese, ma anche per americani, tedeschi, italiani, qualche giapponese. Turisti che, dopo aver visitato il cimitero di Săpânța, hanno deciso che vogliono riposare qui.
Tutta questa visibilità mediatica, e anche il fatto di essere diventato il cimitero un patrimonio Unesco, non piace molto agli abitanti di Săpânța, che vorrebbero poter continuare a seppellire e piangere (o ridere!) i loro morti in tranquillità, senza dover chiedere permessi alle autorità o al Ministero della Cultura. Infatti, nel 2013, il ministero si è trovato in una situazione quasi assurda, quando ha scoperto che alcune persone hanno rimosso le croci dei loro cari per ristrutturarle o sostituirle, senza avvisare le autorità. Ogni croce è ormai considerata monumento storico e si può immaginare la perplessità degli ispettori che hanno trovato croci mancanti nel cimitero!
Il Cimitero Allegro è considerato secondo alcuni tra le più belle necropoli del mondo e una delle principali attrazioni turistiche della Romania.
Qualche anno fa, il compositore irlandese, Shaun Davey, ha trasformato in musica le rime degli epitaffi scritti sulle croci, realizzando un concerto chiamato “Voices from the Merry Cemetery”, per 180 musicisti e voci. L’opera è stata presentata al prestigioso Ateneo Romeno di Bucarest ed ha riscosso un grandissimo successo. Un altro irlandese, Peter Hurley, organizza dal 2010 a Săpânța, un festival interculturale di musica e tradizioni, intitolato “Drumul Lung spre Cimitirul Vesel” (Il lungo viaggio verso il Cimitero Allegro).
Attenzione, se ci state facendo un pensierino, sappiate che i posti sono prenotati e le liste di attesa sono lunghe… calcolate bene i tempi dunque!