L’elisir della giovinezza
C’era una volta un luogo in cui si andava alla ricerca dell’elisir della giovinezza. Non parlo dell’Etiopia, dove, per gli antichi greci, si sarebbe trovata la fonte della lunga vita, né delle terre oscure dell’Abkhazia, il posto in cui, ai tempi di Alessandro Magno, pare fosse stata scoperta l’Acqua della vita, né del Santo Graal, ricercato da Re Artù e dai suoi Cavalieri perché considerato donatore di vita eterna e guaritore di ferite.
Parlo piuttosto di tempi molto più moderni quando, abbandonato il miraggio di un luogo mitico che nascondesse elisir o fonti miracolose, si è cercato di capire se fosse possibile combattere l’invecchiamento per via farmacologica.
Dal 1950 cominciò un singolare pellegrinaggio verso un piccolo paese comunista di cui si sapeva poco o niente ma che diventò, in breve tempo, una delle mete più ricercate tra coloro che sognavano di fermare il tempo. Parlo di Bucarest, in Romania, dove nel 1952, fu fondato il primo Istituto di Geriatria del mondo, dalla professoressa Ana Aslan, con l’intento di dimostrare che la vecchiaia poteva essere curata, come qualsiasi altra malattia.
Fu lei ad introdurre il concetto di profilassi della vecchiaia, spiegato poi al mondo intero: La domanda che dobbiamo fare non è più “quanto viviamo”, ma “come viviamo”. Il prolungamento della vita in sé non significa nulla, anche se è auspicabile. Dobbiamo prolungare non solo la vita, ma anche la vitalità e l’attività. C’è un principio in base al quale dobbiamo aggiungere non anni alla vita, bensì vita agli anni. Dovete capire che l’invecchiamento non si può combattere solo con delle pillole o delle iniezioni. E’ una battaglia che va iniziata fin dalla nascita. Ideale sarebbe vivere come degli immortali, ma nel contempo lavorare come se ci fosse l’ultimo giorno della nostra vita.
Molti personaggi famosi sono stati affascinati dall’idea, così innovativa all’epoca, di prevenire l’invecchiamento e sono diventati i pazienti di lusso dell’Istituto Internazionale di Geriatria di Bucarest: Salvador Dalì, Charlie Chaplin, Kirk Douglas, Pablo Neruda, Aristotele Onassis, Jacqueline Kennedy, Indira Gandhi, Marlene Dietrich, Charles de Gaulle, Lilian Gish, il generale Tito, per citare solo alcuni nomi illustri tra altri milioni di pazienti di tutto il mondo si sono sottoposti alle cure della dottoressa Aslan.
Tutto ebbe inizio nel 1949, quando Ana Aslan cominciò a sperimentare gli effetti della procaina, un noto anestetico locale, sul reumatismo, nel caso di un giovane malato di artrosi. Dopo due anni, Ana Aslan avviò un esperimento di lunga durata sugli animali, associato a uno studio clinico su 25 pazienti anziani, basato sulla procaina iniettabile. Tra gli esempi più eclatanti a sostegno dell’efficacia del trattamento c’è quello di un paziente di 110 anni che, dopo quattro anni di cure, riuscì ad arrestare il tremolio di mani e testa riuscendo a camminare nuovamente da solo. La depressione era sostituita da uno stato psichico buono e il pigmento dei capelli bianchi era in rifacimento.
L’esperimento si dimostrò un successo diminuendo i dolori, aumentando la mobilità e procurando degli effetti inaspettati che migliorarono, oltre allo stato fisico dei pazienti, anche quello mentale.
Ana Aslan era un ricercatore scientifico troppo esperto per ignorare tali fenomeni e immediatamente avviò un programma di controllo per studiare gli “effetti collaterali” della procaina non solo sulle arterie, ma anche sui tessuti cellulari e sul cervello e verificarne dosi ed associazioni possibili. Scoprii che c’era una azione specifica per le malattie circolatorie e articolari e un effetto di attivazione cerebrale che influenzava positivamente l’intero organismo.
Creò un farmaco chiamato Gerovital, GH 3, che presentò, per la prima volta, nel 1957, a Verona, durante il Congresso Mondiale di Geriatria. Fu l’inizio di un’epoca. Gli effetti miracolosi della procaina vennero conosciuti in tutto i mondo e la leggenda di Bucarest, fonte di giovinezza, ebbe inizio. L’interesse per la cura miracolosa fu talmente grande che lo stato rumeno decise di allargare la struttura dell’Istituto di Geriatria per poter ospitare le milioni di persone che correvano in Romania con la speranza di rallentare il tempo e i suoi segni.
In un’intervista, la professoressa Aslan ha spiegato la sua passione per la geriatria e la sua decisione di cambiare carriera, a 50 anni, di rinunciare alla cardiologia e dedicarsi alla “prevenzione” della vecchiaia.
Mi hanno sempre impressionato gli anziani, forse perché mio padre era di 20 anni più grande di mia madre, e io ero l’ultima figlia. Quando sono diventata medico e lavoravo nella chirurgia, mi ha impressionato quanto detto da un professore ad un anziano: “Io ho fatto il possibile. Che ti aiuti Dio.” Sono contraria all’idea che l’uomo si debba abituare alla malattia e alla morte. Ma se non credessi che la morte fosse un’ingiustizia, dovrei anche credere che la vita sia un’ingiustizia. Ma la vita è una realtà. Voi conoscete la vecchiaia in degrado, io so però che è possibile una vecchiaia bella, senza degrado fisico.
La sua battaglia contro l’invecchiamento, a cui ha dedicato più di quarant’anni, è stata ardua, fin dall’inizio. Ha dovuto combattere con i pregiudizi, in un’epoca in cui si credeva che la donna non potesse essere pari all’uomo, con l’inerzia, con lo spirito conservatore, con la burocrazia di un paese comunista, che ha ceduto il passo alla scienza solo dopo aver capito che, grazie alla terapia Gerovital, poteva incassare annualmente, più di 15 milioni di lei (cifra più che consistente anche rapportata a oggi)! Ana Aslan ha dovuto affrontare anche le perplessità del mondo medico internazionale, diviso sull’efficacia del preparato GH3. Una parte della comunità scientifica ha avanzato dei dubbi e ha “accusato” il preparato della Aslan di avere solo un effetto placebo, suggestivo. Altri ricercatori e molti medici testimoniano invece l’efficacia del preparato: una capacità, almeno temporanea, di rivitalizzare l’organismo e migliorare notevolmente alcune funzioni. Il gerontologo italiano Argiuna Mazzotti, che aveva seguito un corso per l’ utilizzazione del Gerovital, sosteneva che i risultati sul piano del miglioramento delle condizioni soggettive, del comportamento e dell’umore erano più che ottimi.
Fino a che è stata in vita, la stessa Aslan era essa stessa una efficace “propagandista” delle virtù del suo Gerovital: a novant’anni era vivace, giovanile, energica. In un’intervista confessava che non avrebbe potuto lavorare tanto, viaggiare in tutto il mondo, tenere conferenze, rispondere a tante domande e visitare centinaia di migliaia di malati, se non si fosse sottoposta per 22 anni al trattamento Gerovital e Aslavital, il nuovo prodotto creato nel 1980.
Durante la sua attività medica e scientifica le sono stati conferiti l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, il titolo di Cavaliere dell’Ordine Palmes Académiques, in Francia, la Laurea Honoris Causa e il titolo di dottore emerito dell’Università di Bragança Paulista del Brasile, il titolo di membro dell’Accademia delle Scienze di New York.
Gerovital è un prodotto geriatrico che ha ottenuto il brevetto in 30 paesi ed è diventato uno dei brand rumeni più conosciuti nel mondo.
Nel 1967, fu realizzato il primo prodotto di bellezza anti-invecchiamento, Gerovital H3, in una fabbrica di cosmetici di Cluj Napoca, in Transilvania, alla quale la professoressa Aslan aveva affidato la sua ricetta e che oggi ha l’esclusiva sui prodotti Gerovital.
Ana Aslan è morta nel 1988, a 91 ani, dopo una lunga vita dedicata alla ricerca. Non si è mai sposata e non ha avuto figli. Gli ultimi anni di vita li ha trascorsi in un appartamento allestito all’interno dell’Istituto di Geriatria, che oggi porta il suo nome, convinta fino alla fine che gli esseri umani possano vivere fino a 120-130 anni e cercando di migliorare il suo segreto di eterna giovinezza.