1

Dal dentista di Dracula!

Cristian, il mio dentista in Romania, è  diventato negli ultimi anni poliglotta. Parla inglese, tedesco, italiano e un po’ di francese, e questo grazie al fatto che il suo studio è diventato improvvisamente internazionale.  D’estate non chiude mai, per i suoi clienti stranieri è il periodo in cui lavora di più. Non si tratta solo di fugaci piombature e otturazioni, ma spesso sono operazioni serie, impegnative, che riesce a pianificare e realizzare in tempo record.  Mi sono sempre chiesta come mai  un intervento che in Italia impegna 2-3 mesi, da lui si riesce a fare in giro di un paio di settimane?  Secondo l’Associazione Dentisti Italiani,  “è la biologia e la Comunità scientifica internazionale ad indicare i tempi necessari per eseguire un intervento odontoiatrico corretto”, ma la risposta non convince le migliaia di italiani che vanno a curarsi all’estero, attirati non solo dal risparmio economico, ma anche dal risparmio di tempo.

Cristian è giovane, si è laureato a 25 anni, ha sempre sognato di fare il dentista. E’ cresciuto nello studio odontoiatrico del padre, che fu del nonno, insomma, una famiglia di dentisti da generazioni. Ha fatto tutte le specializzazioni, in Romania e all’estero (soprattutto Germania), è gentile, serio ed emette sempre fattura. Il suo modo preferito di farsi pubblicità è il passaparola. Tra i clienti trovi tanti rumeni che vivono all’estero, ma si curano in Romania e che spesso portano amici, amici di amici e così via.
Ma non è sempre così.  Il turismo dentale in Europa dell’Est è una realtà così radicata da essere considerata un vero fenomeno. Sul web i forum sono pieni di gente che racconta le sue esperienze, positive o negative, in Romania, Ungheria, Serbia e Croazia. Le offerte proposte dagli studi dentistici sono innumerevoli,  dei veri “pacchetti vacanza”, al pari delle agenzie di viaggi. Volo, autista e interprete a disposizione, cure termali, giri turistici, ma anche bonus economici da spendere in base alla somma pagata in studi dentistici convenzionati. Direi che non manca niente!  Ironia della sorte è che sempre più italiani vanno a curare i propri denti nella terra di un vampiro famoso proprio per i suoi sanguinosi canini! Battute a parte, si deve sottolineare che i medici che offrono i loro servizi ai turisti dentali non sono improvvisati sprovveduti con studi fatiscenti. Si tratta in genere di medici iscritti nell’Albo professionale Rumeno degli odontoiatri che operano anche nella sanità pubblica. 

Il turismo medicale rumeno, specializzato in cure dentali e cosmetiche, è un fenomeno sviluppatosi già dalla prima metà degli anni ’90. Molte cliniche, soprattutto di Bucarest e  Timisoara (chiamata anche “Trevisoara”, grazie alla presenza di tantissimi imprenditori italiani provenienti da Treviso) hanno cominciato ad essere frequentate con successo grazie all’accessibilità economica e alla tecnologia sempre più all’avanguardia. Il boom si è registrato dopo il 2007, con l’ingresso della Romania nell’Unione Europea, quando il paese si è allineato a tutti gli effetti con gli standard e le legislazioni europee.

Si stima che,  entro il 2015,  questo tipo di turismo in Romania subirà una forte espansione, generando più di 500 milioni di euro. Nel 2012 sono stati oltre 60.000 i pazienti stranieri – italiani, tedeschi, francesi e svizzeri… – che hanno “investito” in questo mercato circa 250 milioni di euro.  E’ stimato che un cittadino italiano che sceglie la Romania per le cure stomatologiche spende in media 4 o 5 volte di meno che nel proprio paese. Per fare un esempio concreto, mentre in Italia una corona in metallo-ceramica costa almeno 600 euro, in Romania il prezzo non è superiore ai 150 euro con parità qualitativa dei materiali.

Se da un lato l’Associazione dei Dentisti Italiani contrasta come può l’esodo dei pazienti verso i paesi dell’Est giustificando i prezzi alti e i tempi lunghi degli interventi odontoiatrici, attirando – giustamente –  l’attenzione sui rischi, dall’altro sempre più giovani (circa 2000 al momento) vanno a studiare medicina, specialmente odontoiatria, proprio in Romania.

Non è raro incontrarli mentre fanno praticantato negli stessi studi dentistici dove vanno i loro connazionali a sottoporsi agli interventi. Ho incontrato anche io uno studente di Reggio Calabria che, qualche anno fa che, non avendo superato il temuto test d’ingresso italiano, ha deciso di andare a studiare in Transilvania, a Cluj-Napoca.  “Qui, dice lui,  la selezione è diversa e tutti hanno una possibilità di dimostrare davvero quanto valgono. Dopo un primo esame di lingua, solo al terzo anno vieni bocciato solo se non hai superato tutte le prove. Si frequentano le lezioni tutti i giorni,  i professori fanno l’appello ogni ora. Volendo puoi seguire i corsi in inglese. Dal terzo anno facciamo pratica negli studi dentistici, qui, a differenza dell’Italia, il 50% della preparazione è pratica.” Conclude elencandomi con orgoglio la lunga lista delle piccole otturazioni, estrazioni, devitalizzazioni e pulizie dentali, effettuate già sotto la supervisione del suo tutor.

Non sorprende il fatto che cercando sui motori di ricerca frasi come “turismo Romania” il turismo dentale sia elencato senza distinzione tra una visita ad un castello di Dracula ed un giro da brivido nei cimiteri rumeni. In fin dei conti, se si può coniugare il piacere alla necessità, perché no?




Constantin Brâncuși e l’Europa League

Quando la squadra di calcio Pandurii Târgu Jiu ha giocato nel 2014 contro la Fiorentina, in Europa League, i miei amici italiani avevano difficoltà a pronunciare il nome della città, Târgu Jiu, di cui non sapevano assolutamente nulla. Erano però incuriositi da questa “Cenerentola” del calcio, da questa squadra sconosciuta dal nome misterioso. Sarà anche impronunciabile, mi veniva da dire, ma la città è conosciuta al mondo intero come quella del grande artista,  Constantin Brâncuși, considerato il padre della scultura moderna. Lo ammetto, per me non è sempre facile sentirsi chiedere: “ma chi è Brâncuși?” o, nei casi più felici, “ma non era francese?”.  Non è una sorta di orgoglio nazionale che mi spinge a rivendicare la sua identità, ma è piuttosto il rispetto per un’artista che mi ha sempre affascinato, una figura leggendaria che, nel 1904,  a 28 anni, attraversa l’Europa a piedi, per raggiungere Parigi, impiegando ben due mesi, per rifiutarsi poi di lavorare come praticante nello studio di Auguste Rodin – che ammirava follemente – pronunciando le famose parole: “All’ombra dei grandi alberi non cresce niente“.
brancusiLo stesso artista che una volta affermato, riceve spesso nel suo studio-abitazione di Parigi i grandi personaggi dell’avanguardia artistica parigina, Pablo Picasso, Ezra Pound, Guillaume Apollinaire, Fernand Leger, Amedeo Modigliani, Marcel Duchamp… senza frequentare gli eventi mondani e continuando la vita umile, solitaria e silenziosa, da asceta-contadino.  “Brâncuși era un ometto meraviglioso, con la barba bianca, gli occhi scuri e penetranti, qualcosa a metà fra un contadino astuto e una vera divinità“,  con queste parole lo descrive  la famosa collezionista Peggy Guggenheim, nella sua biografia.

Tutto, nella vita di Brâncuși, come nelle sue opere, è affascinante. Forse per quella particolare atmosfera eterea, semplice, essenziale, che attraversa la sua vita e la sua arte. Molti lo considerano tra gli ideatori dell’arte moderna, il primo a riuscire dove sembrava impossibile: scolpire nel marmo l’idea, il concetto, il movimento, il volo. L’artista stesso sostiene che nelle sue opere “non crea uccelli, ma i voli“.

bird in space
Bird in space

Proprio “per colpa” di una di queste opere, tra le più famose, Bird in Space (Pasărea măiastră), Brâncuși divenne famoso in tutto il mondo come protagonista di una vicenda, definita il Caso Brâncuși. In sostanza, nell’ottobre del 1926, Brâncuşi, decide di esporre negli Stati Uniti la sua scultura,  Bird in Space, dalle forme molto stilizzate. L’artista sbarca a New York accompagnato dall’amico Marcel Duchamp, diretto alla galleria d’avanguardia Brummer. Un funzionario della Dogana apre la cassa e scopre, tra le altre cose, un oggetto di bronzo lucido su una base di metallo. Non riuscendoci a vederci l’essenza del volo intesa dall’artista, il funzionario classificò l’oggetto come “Kitchen Utensils”, utensili da cucina destinati al commercio, rifiutando di concedere l’esenzione fiscale prevista per le opere d’arte. Brâncuşi si vede quindi costretto a pagare 240 dollari di tasse per far entrare la scultura sul suolo americano. Ne nacque una vicenda giudiziaria che si concluse due anni dopo con una sentenza che riconobbe la bellezza dell’opera e la validità dell’autore. Chissà che faccia farebbe quel funzionario se sapesse che quegli utensili sono attualmente valutati ben 27,5 milioni di dollari!

Constantin Brâncuși è nato nel 19 febbraio del 1876, a Hobița,  un villaggio a 20 km di Târgu Jiu. Dopo aver finito gli studi nella Scuola di Belle-Arti di Bucarest, nel 1903,  riceve l’ordine di eseguire il busto del generale dott. Carol Davila, busto attualmente installato nel cortile dell’Ospedale Militare di Bucarest. Così, Brâncuși avrebbe potuto pagare il biglietto per Parigi, il suo sogno. All’inizio dell’opera, ricevette la metà dei soldi, il saldo l’avrebbe dovuto riscuotere alla fine. Ma quando fu presentata al consiglio, l’accoglienza fu insoddisfacente. Arrabbiato per l’incapacità di comprendere la sua opera, Brâncuși, di indole libera e estremamente ambiziosa, lascia la sala di riunioni, sorprendendo tutti, rinunciando alla seconda metà del denaro.
A Parigi ci arriverà o stesso… a piedi.  La città che gli sembrava irraggiungibile, in tutti i sensi, diventerà in breve la sua casa, e lo ospiterà fino alla fine dei suoi giorni. 

Per una decina di anni lavora facendosi un nome nel campo della scultura, trasferendosi in Rue de Montparnasse, che diviene una sorta di “monastero dell’arte”. Brâncuși costruisce tutto da solo, ogni mobile, persino la stufa,  proseguendo la tradizione dei contadini rumeni che edificavano la casa col sudore della fronte. Non a caso, gli amici lo trovano spesso a lavorare la pietra con i suoi vestiti da contadino. Col tempo diventa famoso, osannato. Le sue opere attirano l’interesse del mondo intero. Non accetta di fare parte di nessuna corrente, di nessun circolo, di nessun gruppo.  Nel suo atelier lavorano come assistenti Amedeo Modigliani e Isamu Noguchi. 

porta
Porta del Bacio

Al culmine della sua carriera, decide di ritornare in Romania e realizza il Gruppo Monumentale “Calea Eroilor”, a Târgu Jiu, nel Parco della città. L’artista aveva sempre desiderato di “fare qualcosa per il suo paese”, ed accettò dunque volentieri la proposta da parte della Lega Nazionale delle Donne. A partire dal 1938, quando fu inaugurato il Complesso Monumentale, della città di Târgu Jiu si parlerà in tutto il mondo. Considerata una delle più importanti opere di scultura all’aperto è stata definita dall’artista inglese William Tucker, come “l’unica scultura dei tempi moderni che può essere paragonata ai grandi monumenti d’Egitto, della Grecia o del Rinascimento.” Il Gruppo Monumentale la “Viale degli Eroi” (Ansamblul Monumental Calea Eroilor) può essere ammirato, gratuitamente, nel Parco Centrale della città.  Le tre grandi sculture che formano questo complesso monumentale sono: Tavola del Silenzio, Porta dei Baci e Colonna dell’infinito. Il complesso è stato concepito come un omaggio agli eroi caduti nella prima guerra mondiale. All’inaugurazione, a chi gli chiedeva il motivo per il quale aveva scelto un parco pubblico per erigere le sue sculture, Brâncuși rispondeva: “Vorrei che le mie opere fossero erette nei parchi e giardini pubblici, affinché i bambini possano giocare su di esse, come giocassero sopra le pietre e i monumenti nati dalla terra; che nessuno sapesse cosa rappresentano e da chi sono fatte – ma che tutti sentissero il bisogno e l’amicizia di esse, come fosse qualcosa che fa parte dall’anima della Natura“.

Il complesso di Targu Jiu si sviluppa lungo un viale che parte dalla riva del fiume Jiu, dove si trova il Tavolo del Silenzio, formato da un tavolo e di 12 sedie,  definito dallo stesso artista come un’espressione dell’ Ultima Cena, fino a raggiungere l’estremo opposto del parco dove, in prossimità dell’entrata principale, si trova la Porta del Bacio,  “…una cosa che ci rammenti non una sola coppia, ma tutte le coppie di persone che si sono amate e sono esistite sulla terra…

Tavolo del Silenzio
Tavolo del Silenzio

Circa due chilometri oltre, sempre sullo stesso asse si trova un grande prato con sentieri tracciati, bassi cespugli e panchine, in cui si erge la Colonna dell’infinito, rappresentazione di quella tendenza all’infinito tipica dello sculture.  La Colonna dell’infinito, alta oltre trenta metri è un’opera che non ha centro, inizio e fine, ha una struttura modulare in metallo che riprende le antiche forme dei pilastri che sorreggono le case tradizionali della regione. La struttura comprende 17 elemente clessidra, dei tronchi di piramide, vuoti all’interno. “Vai e abbracciala, raccomandava lo scultore.  Poi, alza gli occhi e guarda: penetrerai nel profondo del cielo“. Per Brâncuși, la Colonna dell’infinito è la “negazione del labirinto“. 

Il World Monuments Fund di New York l’ha inserita nella lista dei cento capolavori più importanti del pianeta: “una sintesi di elementi eterei e fisici, dove cielo e terra si toccano per poi tendere verso l’infinito”.

L'Atelier di Parigi
L’Atelier di Parigi

Constantin Brâncuși muore a Parigi, nel 1957, ricco e famoso, curato, nell’ultimo periodo della sua vita, da due rifugiati rumeni, che diventeranno i suoi eredi. Il suo atelier e i suoi lavori (circa 200 sculture) sono entrati nel patrimonio del Museo d’Arte Moderna di Parigi.  Era un laboratorio vero, sporco di gesso e pietra, un posto disordinato e caotico, pieno di appunti sparsi su fogli e quaderni, di attrezzi e calchi, di forme abbozzate, dal quale Brancusi fa
ticava ad allontanarsi, tanto che negli ultimi anni della sua vita preferiva che le sue sculture venissero viste lì.  Poco prima di morire donò tutto, attrezzi e taccuini compresi, allo stato francese, a condizione che lo studio non venisse scomposto. Come spesso accade, questa volontà fu disattesa poco dopo la sua morte, visto che le costruzioni della strada vennero demolite, e lo studio ricomposto, provvisoriamente, non molto lontano dalla sede attuale. Nel 1997, l’architetto italiano Renzo Piano ha ricostruito fedelmente l’atelier di Brâncuși, nella Piazza Georges Pompidou, nelle vicinanze del famoso Centro Pompidou di Parigi. 

Nel 2001, a 135 anni dalla nascita di Constantin Brâncuși, Google gli ha reso omaggio con un logo che rappresenta la scritta “Google” con le più famose opere dell’artista, al posto delle lettere. Un altro modo di conoscere e scoprire uno scultore, non molto conosciuto ai più, perché le sue opere, come spesso accade, sono più celebri della sua stessa persona.

google




Berlin, ich liebe dir (?)*

Non credo che esista una città che possa lasciare davvero indifferente qualcuno, o almeno non mi è ancora capitato. Mi è capitato invece di evitare consapevolmente alcuni luoghi, alcuni paesi, che “a pelle” non mi attiravano o affascinavano, che mi erano indifferenti, anche non avendoli mai conosciuti. La Germania, ad esempio!
Nonostante sia nata in una città sassone, dove il tedesco era la seconda lingua (e l’ho studiato per ben 8 anni!), nonostante  durante il regime comunista la Germania (federale) rappresentasse il sogno di libertà che molti videro realizzarsi fuggendo dalla Romania, nonostante due delle mie migliori amiche dei tempi del liceo vivano felicemente lì da oltre vent’anni invitandomi ripetutamente… non ci sono mai stata… fino ad ora. Direi che un tale momento “storico” della mia vita meriti un post su questo blog.

Il quartiere di Nikolaiviertel
Il quartiere di Nikolaiviertel

Ho viaggiato parecchio in Europa, scegliendo i paesi con criteri eclettici: per la presenza di un fiume, per un libro ambientato lì, per uno scrittore che amavo, per un museo che dovevo vedere, per la musica del posto, per la lingua più o meno comprensibile… ma mai perché qualcuno me l’aveva consigliato, no, mi è sempre piaciuto pensare che ogni città “parli” in modo diverso ad ognuno di noi, e che il momento della visita arrivi quando il contatto tra le anime è maturo.

Con Berlino è stato diverso. Aveva cominciato ad incuriosirmi, ad intrigarmi perché ad un certo punto intorno a me tutti andavano, tornavano e ritornavano a o da Berlino. Ed eccomi qua!
Come mi aspettavo, non è stato amore a prima vista. Mi hanno detto che più conosci questa città più la ami. Il primo giorno ho pensato che il mio amore per Berlino fosse destinato a rimanere a lungo su un’immaginaria lista d’attesa, sopraffatta da questa città immensa, dispersiva, senza un centro, senza un cuore topografico ma, forse, con tante anime… Pian piano questo miscuglio informe di genti, di storie, di culture, una città in continua metamorfosi, è riuscito a sorprendermi. Le due città, che fino al 1989 erano divise, anche se con architetture a tratti esteticamente diverse e non armoniose, adesso convivono. Una passeggiata a Berlino vale quanto un viaggio intorno al mondo!

Fiume Sprea
Fiume Sprea

E’ 9 volte più grande di Parigi, ha più ponti di Venezia (1700 ponti…), più stranieri di tutti i paesi europei e più turisti di Roma. Basta camminare a volte pochi chilometri per ritrovare l’atmosfera parigina dei bateau mouche, lungo il fiume Sprea, quella della Piccadilly londinese dei musicisti di strada nella Alexander Platz, quella viennese nel quartiere Nikolaiviertel, quella newyorkese nel modernissimo Sony Center, quella dei mercati romani nei flohmarkt…
Paris est toujours Paris et Berlin est jamais Berlin” (“Parigi è sempre Parigi, mentre Berlino non è mai Berlino”)come disse Jack Lang, ex ministro della cultura francese, nel 2001.
Berlino è viva, energica, in continuo movimento e cambiamento, risorta dalle proprie ceneri dopo la seconda guerra mondiale, contesa tra russi, americani e  francesi, spezzata in due da un muro, impegnata nella riscrittura giornaliera della sua storia della quale ognuno dei suoi 3 milioni e mezzo di abitanti sente di esserne partecipe, in un modo o nell’altro. Non è una città immobile, eterna tra passato e futuro, troppo del suo passato è andato distrutto.  Colpisce il fatto che molte visite guidate iniziano con una frase d’obbligo: “questo luogo è stato distrutto durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito” oppure “qui sorgeva…” ma anche “qui verrà costruito…“. Una città che ha avuto il coraggio di assumersi il peso della propria storia, dettata o subita, di buttarsi alle spalle gli orrori della guerra e di ricostruire tutto senza mai dimenticare. Se ci fosse una parola per racchiudere lo spirito di Berlino direi che è proprio memoria, silenziosa e inquieta, senza aggiungere altro.

Monumento all'Olocausto
Monumento all’Olocausto

Bastano i 2711 blocchi di cemento rettangolari di diverse altezze del Monumento dedicato all’Olocausto, che spuntano all’improvviso, a sud della Porta di Brandeburgo, per sentire il silenzioso peso angosciante della storia. I blocchi poggiano su un piano irregolare, aumentano sempre di più verso l’interno, lasciando penetrare pochissima luce, creando percorsi simili a quelli di un labirinto. La sensazione che si ha è quella di perdersi tra i blocchi e di venire schiacciati dalla mancanza di luce all’interno, perciò la luce alla fine di questo percorso arriva come una grande liberazione.

C’è anche la memoria della storia più recente, quella della città divisa dal maledetto muro, la cui esistenza, per più di 28 anni,  si sente ancora nell’aria. Nonostante la sua presenza fisica sia concentrata in brandelli di muro simbolici, resta sempre inquietante, come il tracciato di muro più lungo (1,3km) rimasto nella sua posizione originale, trasformato nella famosa East Side Gallery.

Il muro di Berlino, East Side Gallery
Il muro di Berlino, East Side Gallery

Sony Center
Sony Center

Paradosso della storia, nel 2013 era stato approvato un piano urbanistico che prevedeva lo spostamento di 22 metri della parte di muro rimasto in questa zona per far posto alla costruzione di una strada di accesso ad un condominio di lusso. All’avvio dei lavori, centinaia di manifestanti riuscirono a bloccare le gru. Nei giorni successivi le proteste divennero migliaia e il provvedimento fu rimandato a tempo indeterminato. Il muro che ha diviso un popolo per così tanti anni costituisce ora un pezzo importante della memoria collettiva della Germania unita e deve rimanere dov’è.
Da ex-comunista rumena, confesso che ho evitato il giro turistico della DDR (la Germania comunista), i musei tematici, tutto quello che può ricordare gli anni della divisione…  avendo vissuto per più di 20 anni nella Romania comunista, mi hanno commosso a suo tempo le storie di quelli che sono morti cercando di scavalcare il muro, mentre inseguivano il proprio sogno di libertà, amici, compagni.

Sorprende la capacità di Berlino di trovare il posto e la misura giusta da conferire alla sua storia, in una città anche moderna, futuristica e avanguardista, dove ha lasciato il segno anche l’architetto italiano Renzo Piano, lo stesso che ha detto che “se Berlino fosse un libro di storia, avrebbe molte pagine strappate”.
Un libro aperto, in corso d’opera, proprio come le decine di cantieri avviati, con le loro gru gialle che graffiano il cielo grigio sopra Berlino.

*”ich liebe dir” è una forma dialettale berlinese, utilizzata al posto del più corretto “ich liebe dich”




“Vedere per credere” o “credere per vedere”? Benvenuti a Padurea Baciului!

Nel bel mezzo della Transilvania, letteralmente “oltre la foresta”, si trova una  foresta maledetta,  oltre la quale c’è solo il Mistero…    

Potrebbe essere questo l’inizio di un’avvincente storia di fantasia, se non fosse che la foresta in causa è vera, si chiama Pădurea Hoia, conosciuta meglio come Pădurea Baciului (Foresta del Pastore). Si trova nel cuore della Transilvania, a pochi chilometri dalla città di Cluj-Napoca, si estende per 250 ettari di terreno ed è vecchia quasi 200 anni. I misteri che la avvolgono non sono semplici leggende (come si potrebbe pensare, visto che siamo in Transilvania!), ma eventi accaduti realmente, sostenuti da centinaia di immagini, riprese video, testimonianze dirette, che hanno fatto il giro del mondo, e da oltre 50 anni di ricerche in cui gli studiosi del paranormale hanno cercato di trovare spiegazioni a fenomeni apparentemente inspiegabili.

baciu4Tutto è iniziato nel 1968, quando la foresta è diventata nota in tutto il mondo per alcuni fatti misteriosi che si sarebbero verificati qui. Il biologo rumeno Alexandru Sift, che realizzava delle ricerche da più di dieci anni, riuscì a sorprendere in alcune delle sue foto  fenomeni incredibili: strani bagliori che spezzavano la notte profonda, oggetti volanti non identificati, umanoidi, sagome dai contorni non definiti e alberi senza foglie che crescono in spire ovoidali.  Le foto (oltre di 60.000, molte delle quali purtroppo andate perse dopo la sua morte) sono considerate ancora oggi dagli specialisti tra le prove più attendibili dell’esistenza degli UFO. Tra i vari eventi inquietanti registrati sul posto, Sift fu vittima, insieme ad altri, di un malore che lo accompagnò per due settimane con febbre e ustioni su tutto il corpo. Conosciuta come “cheratosi Attinica” si tratta di una malattia cutanea dovuta ai raggi ultravioletti del sole. Incuriositi dal fenomeno furono effettuate rilevazioni che riscontrarono in certe zone della Foresta una radioattività superiore a quella prodotta dall’urano naturale!
Dopo aver superato la censura comunista, le foto realizzate da Alexandru Sift furono trasmesse a tutte le agenzie di stampa estere e presentate in tutti i convegni ufologici e scientifici come prove incontestabili della presenza di oggetti non identificati sulla terra. A causa della stessa censura comunista, i romeni appresero dell’esistenza di questi materiali solo nel 1974, quando le ricerche di Sift furono continuate da un gruppo di scienziati con a capo l’attuale presidente della Società Rumena di Parapsicologia, il professore Adrian Pătruț. Considerato uno dei maggiori esperti di fenomeni paranormali registrati nella Foresta del Pastore, ho avuto il piacere di accompagnare Pătruț personalmente, insieme ad un gruppo di giornalisti, in un’inquietante notte di molti anni fa nella foresta… (e devo ammettere che difficilmente cederò al brivido di una seconda visita!). Prima di entrare ci ha avvertiti che la foresta “parla solamente a chi ci crede” e che gli scettici  non vivranno mai un’esperienza degna di essere raccontata. Mi ricordo che quella volta ci mostrò un’anomalia che si registra spesso qui e che riguarda il malfunzionamento dei dispositivi elettronici, fenomeno che non ha trovato altre spiegazioni se non quelle collegate ad attività paranormali. Avevo appena inserito le batterie nuove nella macchina fotografica, feci un paio di scatti nel buio, e le batterie furono di nuovo scariche…  L’operatore che stava con me e riprendeva la nostra visita (all’epoca lavoravo per una televisione locale)  riuscì a fare poco di più, anche a lui la telecamera smise di funzionare dopo pochi minuti. Missione compiuta!, disse soddisfatto il nostro accompagnatore, che conosceva come pochi quel posto.
padureIl cuore della Foresta è costituito da una zona perfettamente circolare, chiamata Poiana Rotundă, dove la vegetazione è stranamente assente. Sono stati prelevati e analizzati campioni di terra di questo epicentro, ma i risultati non hanno mai evidenziato niente di anomalo che possa giustificare la completa assenza di vita vegetale. Un altro mistero, dunque, che si aggiunge ai tanti altri che ci ha raccontato la nostra guida: strane apparizioni invisibili ad occhio nudo che però lasciano traccie fotografiche, dematerializzazioni, luci e ombre comparse all’improvviso dietro agli alberi, un uomo senza ombra sorpreso in una giornata soleggiata di maggio, delle rovine fotografate e poi scomparse il giorno dopo, orme nella neve che scompaiono all’improvviso.

Le misteriose attività paranormali sembrano avere il suo “epicentro” in una zona di Hoia-Baciu dove la vegetazione è inspiegabilmente assente. La zona si presenta come un cerchio perfetto inciso nel bosco. Desertica, non vi cresce praticamente nulla. Sono stati prelevati campioni di terra dal sito e analizzati. Ma i risultati dimostrano che non vi è alcunché di anomalo che possa impedire la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale. Tutto regolare, apparentemente.

– See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf

Desertica, non vi cresce praticamente nulla. Sono stati prelevati campioni di terra dal sito e analizzati. Ma i risultati dimostrano che non vi è alcunché di anomalo che possa impedire la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale. Tutto regolare, apparentemente.

– See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf

Desertica, non vi cresce praticamente nulla. Sono stati prelevati campioni di terra dal sito e analizzati. Ma i risultati dimostrano che non vi è alcunché di anomalo che possa impedire la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale. Tutto regolare, apparentemente.

– See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpufdove da sempre non cresce un filo d’erba. Botanici e biologi di tutto il mondo hanno analizzato quel tratto di terra senza però riportare nulla di anormale.

Altra anomalia riguarda il sistematico malfunzionamento dei dispositivi elettronici presenti in tutta la zona dell’Hoia-Baciu Forest, tanto che diversi investigatori non hanno potuto fare altro che riconoscere l’effettiva paranormalità di questi fatti e del fatto che essi possano in qualche modo essere collegabili ad attività soprannaturali. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf
Altra anomalia riguarda il sistematico malfunzionamento dei dispositivi elettronici presenti in tutta la zona dell’Hoia-Baciu Forest, tanto che diversi investigatori non hanno potuto fare altro che riconoscere l’effettiva paranormalità di questi fatti e del fatto che essi possano in qualche modo essere collegabili ad attività soprannaturali. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf
Altra anomalia riguarda il sistematico malfunzionamento dei dispositivi elettronici presenti in tutta la zona dell’Hoia-Baciu Forest, tanto che diversi investigatori non hanno potuto fare altro che riconoscere l’effettiva paranormalità di questi fatti e del fatto che essi possano in qualche modo essere collegabili ad attività soprannaturali. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf

Per  gli appassionati di fenomeni paranormali, di ufologia e di parapsicologia, Pădurea Baciului, è il Triangolo delle Bermuda della Transilvania, l’Area 51 d’Europa, uno degli esempi di fenomeni paranormali meglio documentati esistenti al mondo (tra le altre esistono oltre 1000 foto che riprendono oggetti non identificati che sorvolano la Foresta).
Per il quotidiano britannico The Guardian è tra i 10 posti più spaventosi dell’Europa, insieme alla Collina delle Croci in Lituania, Cappella dei Cappuccini a Palermo, l’Ossario di Kutna-Hora, in Repubblica Ceca e l’Ossario di Halsttat in Austria.

forestaPer gli abitanti della zona, la Foresta è un luogo maledetto, di cui parlano malvolentieri, come se non volessero svegliare gli spiriti che vi dimorano. Se si cerca di ottenere qualche informazione, rispondono semplicemente quello che hanno sentito dire dai loro antenati, ma prima avvertono: “Non vi inoltrate nella foresta perché ci sono delle presenze maligne che non vi faranno più ritornare”. Alcuni parleranno di diavolo, altri degli spiriti della gente torturata qui e che infestano il luogo, altri di fantasmi, di alieni… molti vi racconteranno di sparizioni. La prima leggenda, quella a cui la foresta deve il nome, è la storia di un pastore (in rumeno, baciu significa pastore) scomparso misteriosamente insieme al suo gregge di 200 pecore. Per giorni gli abitanti dei villaggi limitrofi setacciarono l’area, ma dell’uomo e dei suoi animali nessuno seppe più nulla.
Si susseguono storie che narrano di persone sparite nella foresta e ricomparse anni dopo senza sintomi di invecchiamento, con gli stessi abiti e senza ricordo alcuno, persone ritornate dopo poche ore con capelli bianchi, farneticante ed in stato confusionale…
Una cosa è certa, le sparizioni sono accomunate dalla sensazione che hanno avuto i protagonisti di aver perso la cognizione del tempo e dello spazio, indizi che hanno spesso identificato la Foresta Baciu come una sorta di porta d’ingresso verso un’altra dimensione, uno Stargate.

Non mancano coloro che sostengono l’esistenza di una connessione extraterrestre con la foresta. Diverse le testimonianze fotografiche di luci aliene provenienti dal sottobosco e nel cielo sopra di esso. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf

Le testimonianze dei numerosi esploratori e ghost hunters che periodicamente visitano la foresta sono considerate da molti attendibili. Tutti quelli che si avventurano tra gli alberi, avvertono una sensazione di malessere generale, ansia, nausea e capogiri. Molti giurano di sentirsi osservati da misteriose presenze rannicchiate dietro i cespugli e di sentire voci spettrali tra le fronde degli alberi.

Il dubbio resta:  Vedere per credere o dovremmo dire credere per vedere?

Mirela Baciu

padure2

Recentemente, l’energia paranormale che avvolge la foresta ha assunto connotati decisamente misteriosi. Basti pensare che un ricercatore di una serie televisiva che si occupa di indagini paranormali, mentre indagava sui misteri che avvolgono tale luogo enigmatico, si sia ritrovato pieno di graffi sotto il suo abbigliamento assolutamente rimasto intonso. Graffi somiglianti a quelli provocati da un attacco animale. Il ricercatore, in seguito all’avvenuto, ha deciso di non continuare l’inchiesta per non compromettere l’incolumità del suo staff. – See more at: http://noiegliextraterrestri.blogspot.it/2014/06/le-enigmatiche-anomalie-della-foresta-hoia-baciu-romania.html#sthash.qW3jRpj5.dpuf