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Non toccatemi Al Bano e Romina!!

Ebbene si, lo confesso, sono cresciuta in Romania degli anni ’80 con le canzoni di Al Bano e Romina, Toto Cutugno,  Ricchi e Poveri, Riccardo Fogli e Umberto Tozzi. Da adolescente, ho iniziato e finito amori tante volte con canzoni italiane in sottofondo. Quando andavo insieme alle mie cugine alle feste, ci vestivamo come Romina, con delle camicette bianche senza spalline, ci pettinavamo come lei, ballavamo come lei, cantavamo come lei (lo so, è una parolona!), che altro dire, era la nostra…Violetta!
Toto Cutugno era il nostro uomo ideale, il prototipo del maschio italiano.  Se l’Italia è diventata il nostro sogno, la nostra “America”, è “colpa” sua e della musica italiana. Sapevamo a memoria tutte le canzoni, senza capire granché, i loro ritornelli ci hanno accompagnati nel percorso complicato e spesso cupo di adolescenti in un regime dittatoriale. La musica italiana era la nostra finestra verso l’altro mondo, verso l’occidente proibito, e, credetemi, negli anni più bui del comunismo, era una specie di “salvagente” dell’anima.

Per il regime comunista, la musica straniera era un simbolo di decadenza morale, del capitalismo “marcio e pericoloso”, ma, non si sa per quale ragione, in radio andavano molto i cantanti italiani, qualche francese, i tedeschi della Germania dell’Est e Julio Iglesias. Assolutamente vietata la musica americana.  Qualcuno sostiene che il nostro dittatore Ceaușescu e la moglie gradivano la musica italiana perché pulita, solare, positiva, “innocua”, insomma, non era il rock o l’ heavy metal americano che trasmettevano sentimenti “sovversivi”, la voglia di fare rivoluzioni.  Le canzoni italiane parlavano d’amore,  non quello carnale (il sesso era tabù), dei bei sentimenti,  degli “sguardi innocenti”,  del “restare vicini come bambini”, dei “raggi di sole”, del “sorriso che sa di felicità”. Come dicevo prima, non capivamo bene l’italiano e penso che neanche la censura dell’epoca capiva che, tra tutti questi “sguardi innocenti”, si parlava anche di amore fisico, anche se non esplicito.

Negli anni ottanta, Ceaușescu ci fece un altro grande regalo: permise la trasmissione della serata finale del Festival di Sanremo, solo per un paio d’anni, è vero, ma fu abbastanza per farci sognare. Il paese era tutto davanti alla tv a guardare uno spettacolo che sembrava arrivare da un altro pianeta: fiori, luci, abiti eleganti, lusso, musica romantica e uomini bellissimi. Lo so che è difficile da capire ma, dovete credermi, per noi l’Italia rappresentava il vero sogno di Libertà. Quando uscì, la canzone “L’italiano” era diventata il nostro secondo inno nazionale  e Toto Cutugno era per noi l’Italiano vero(!).

Nessuna sorpresa allora sul fatto che questi cantanti italiani nei paesi dell’est, Romania compresa, abbiano ancora oggi tanto successo. Per gli italiani è difficile da capire, i critici musicali con la puzza sotto al naso sono spesso ironici nei riguardi di questa generazione musicale che ha trovato una secondo giovinezza ad Est. Anche i miei amici mi prendono spesso in giro, teneramente, sulla mia “educazione musicale”, sulla lacrimuccia che verso ascoltando “Come vorrei” dei Ricchi e Poveri, e sul poster di Toto Cutugno che avevo messo nella mia stanza davanti al letto e che mi salutava ogni mattina. Perciò, non mi toccate Al Bano e Romina, che mi arrabbio!

 




Salina Turda, il posto sotterraneo più bello al mondo

Il posto sotterraneo più bello al mondo, secondo la prestigiosa rivista americana Business Insider, si trova in Transilvania, a 35km da Cluj-Napoca ed è un’antica miniera di sale. La “Salina di Turda” è stata inclusa nella classifica dei “25 luoghi più affascinanti al mondo della cui esistenza non sapevate niente”. Ecco una ragione in più per andare a visitare la Transilvania, oltre a quella di visitare le dimore vere o presunte del conte Dracula!  Non sono una grande fan del “turismo vampiresco”, ma mi rendo conto che il vampiro più famoso del mondo possa diventare il nostro miglior agente turistico e lo dobbiamo accettare.

La Salina di Turda è un posto veramente magnifico,  inaspettato,  gli americani l’hanno chiamato “una vera meraviglia fantascientifica”, molto vicino alla Galactica di Star Trek.
L’antica miniera di sale ha origini lontane nel tempo, i giacimenti di sale presenti si sono formati 13 milioni di anni fa e hanno uno spessore che arriva anche a 1200 metri! L’esplorazione del sale è iniziata intorno al 50 a.c., ma lo sfruttamento sistematico della risorsa cominciò con l’occupazione romana in Dacia, intorno all’anno 106 d.c.

I primi documenti che attestano l’esistenza della miniera di Turda risalgono al Medioevo. Dopo il 1932, la miniera è stata chiusa e utilizzata, durante la seconda guerra mondiale,  come rifugio antiaereo e, fino al 1992, come deposito di formaggi. La miniera di sale è stata poi ristrutturata con fondi europei ed inaugurata nel 2010. Le tre gallerie principali,  Gizela, Terezia e Rudolf, sono state modernizzate e trasformate in quello che i visitatori definiscono spesso “una meraviglia sotterranea”, un percorso di luci artificiali disposte in maniera quasi surreale, accompagnate a tratti da stalattiti.
I turisti scendono a piedi o con l’ascensore panoramico il dislivello di 176 gradini, 14 piani, e si ritrovano davanti un sorprendente parco divertimenti, con la ruota panoramica, campi di calcetto e minigolf, tavoli da ping pong, una pista di bowling e una di bocce. Inoltre si possono noleggiare piccole imbarcazioni per scoprire il lago salato sotterraneo, formato dai depositi minerali di salgemma.  Intorno al lago è stata allestita l’area termale,  con una sala per le terapie saline, indicate nella cura delle malattie respiratorie. Se andate d’estate potete anche fare una nuotata nel lago, non per rinfrescarvi (visto che giù la temperatura arriva a 10°), ma per le sue proprietà curative.

La miniera di sale è anche un’attrazione turistica per gli appassionati di luoghi sotterranei, la visita guidata consente di arrivare a 850m di profondità (ma alcuni dei 5 pozzi della miniera superano i 1200 metri e sono collegati da 45 km di gallerie) e di passeggiare tra spettacolari laghi, cascate sotterranee e gallerie costellate da stalattiti.
Alla fine del percorso guidato vi potete fermare ad ascoltare un bel concerto o guardare uno spettacolo teatrale nell’anfiteatro allestito in una delle gallerie in uno dei 180 posti a sedere riscaldati.

La temperatura resta stabile per tutto l’anno tra i 10 e i 12 gradi centigradi.




Divorzio rapido

40 anni fa in Italia si è svolto un referendum storico per l’abrogazione della legge del 1970 che permetteva il divorzio. I risultati del referendum hanno indicato con chiarezza la posizione degli italiani, 60% a favore del divorzio, il referendum non è passato e il divorzio è restato definitivamente legale.
Dopo 40 anni il tema ritorna in discussione, non tanto per quanto riguarda la legalità, ma per la riduzione dei tempi necessari per lo scioglimento di un matrimonio. La Camera dei Deputati ha votato a favore della riduzione dei tempi da 3 anni a 12 mesi, se non c’è accordo tra marito e moglie, e a 6 mesi, se invece l’accordo c’è.
Nel caso in cui il senato voterà a favore, dal 26 maggio 2014, in Italia diventerà più facile divorziare. Una buona notizia per molti, non per il Vaticano e neanche per le centinaia di avvocati matrimonialisti rumeni ed italiani che, negli ultimi anni, hanno visto fiorire l’affare dei divorzi rapidi in Romania.
Le statistiche indicano una crescita di 30% delle richieste di divorzio fatte in un altro paese, specialmente in Romania e Spagna. Basta fare una ricerca su Google per rendersi conto di quanto sia prosperoso questo “turismo” finalizzato al divorzio lampo, decine e decine di siti internet che mostrano tutti i dettagli per l’organizzazione della procedura, vantaggi economici, e pieno rispetto delle normative europee.
Bucarest è ovviamente una delle destinazioni preferite. C’è bisogno di una residenza fittizia, un contratto di affitto di almeno 3 mesi, una delega fatta a un avvocato rumeno, 3500 euro e 4 mesi di attesa. Il divorzio lampo in Romania è considerato da molti un fenomeno sociale tanto che alcuni hanno ironicamente proposto di cambiare il titolo del famoso film del 1960 con Marcello Mastroianni, Divorzio all’italiana in Divorzio alla rumena.
La decisione del parlamento non poteva non essere criticata dal Vaticano. La riduzione dei tempi per lo scioglimento di un matrimonio è un attacco all’istituzione stessa del sacramento matrimoniale, già in crisi da molti anni.
Basta guardare le statistiche che indicano che, negli ultimi anni, sono aumentati i matrimoni civili e si è abbassato il numero dei matrimoni religiosi.
Per una sorta di compensazione, quello che sembra salvare l’istituzione sacra del matrimonio è proprio il matrimonio misto, in continuo aumento negli ultimi anni. In questo campo le donne rumene hanno fornito il loro cospicuo contributo, occupando il primo posto tra le “prescelte” degli uomini italiani, seguite dalle ucraine, russe e polacche.
A questo punto seguiamo il consiglio e  Matrimonio alla rumena sia!

 




Dracula e quel morso sul collo…

Vengo dalla Transilvania, ho i capelli rossi e la carnagione bianca, il nome della mia città, Bistriz, compare nel film del 1992 di Francis Ford Coppola, Dracula, tratto dal libro di Bram Stoker, quando viene descritto il viaggio dell’avvocato Jonathan Harker in Transilvania, verso il castello dell’eccentrico conte Dracula. Potevo mai non scrivere niente su Dracula, con tutti questi presupposti? Devo dire che odio gli stereotipi e tutti i luoghi comuni nel trattare questo argomento, perciò cercherò di evitarli. Quando uscì il film vivevo in Portogallo, a Lisbona, con una borsa di studio. Sono andata a vederlo insieme ai miei colleghi dell’università. Confesso che non sapevo assolutamente niente sulla leggenda del conte Dracula e il film mi ha trovato impreparata ad affrontare tutte le domande che mi venivano fatte in seguito al film.

A scuola, in Romania, avevo studiato tutto sul principe Vlad III di Valacchia, soprannominato l’Impalatore. L’insegnante di storia era un suo ammiratore, per noi era un eroe nazionale, un principe guerriero, che nel cinquecento ha difeso il paese dall’invasione ottomana, che ha cercato di unire i principati in un unico stato moderno, con la capitale a Bucarest. Avevo imparato che era un uomo di cultura, che leggeva Aristotele, i classici, gli autori medievali, che inizialmente fu incoraggiato nella sua campagna anti-ottomana anche dal Papa Pio II, che lo vedeva come un simbolo della cristianità. Era crudele ma giusto, gli aneddoti che circolavano sulla sua sanguinaria crudeltà (oltre 100.000 tra turchi e criminali impalati) erano – cito testualmente dal mio libro di storia – “frutto di una cospirazione internazionale che serviva a compromettere la sua immagine eroica”. Il dittatore rumeno, Ceaușescu, era anche lui un grande ammiratore del principe Vlad Țepeș e non permise che l’eroe nazionale fosse identificato con il vampiro di Bram Stoker. Infatti, il romanzo Dracula fu tradotto in rumeno soltanto dopo la caduta del comunismo (nel 1989).

Vi potete immaginare quanto fui sconvolta nel vedere il film di Coppola e nel sentire domande del tipo: “Ma veramente esistono vampiri in Transilvania?”, “Ma veramente beveva il sangue?”, “Ma le foreste sono così tenebrose come nel film?”. Il principe guerriero, coraggioso e abile militare, il grande patriota, diventò ad un tratto il principe delle tenebre,  sanguinario, che insegue nei secoli la sua amata. La verità è che la storia era affascinante e l’interpretazione altrettanto. 20 anni prima della saga Twilight, il film Dracula conquistò tutti e a me cambiò la vita!

Come ho già detto, venivo dalla Transilvania, avevo i capelli rossi e la pelle bianca, la mia città compariva nel film, potete immaginare che aura di mistero possa aver gettato su di me questo film. I ragazzi mi corteggiavano per provare l’emozione di stare con una “discendente dei vampiri”, mi chiedevano di dargli dei morsi sul collo e io stavo al gioco, anche se spesso pensavo al mio insegnante di storia e mi vergognavo… Vi chiederete fino a che punto questo film ha cambiato la mia vita? Beh, tra i ragazzi dell’università che furono incuriositi dalla mia “discendenza vampiresca” c’era uno, italiano, che più di 10 anni dopo sarebbe diventato mio marito. Conquistato con un morso sul collo…